La Citizen Science porta la ricerca nelle tue mani
L’ambito della ricerca scientifica, in qualunque campo essa sia declinata, è tanto nobile quanto di difficile accesso per chi non sia esperto in materia, oltre che dotato di un certo ingegno e di un particolare occhio. Eppure oggi ciascuno può contribuire a proprio modo alla ricerca, e per quanto il singolo gesto sia poco più che simbolico, alimentare un passaparola per promuovere una partecipazione più allargata e attiva, può costituire un’arma rilevante nel sostegno di determinati progetti. Sono questi i principi fondamentali in nome dei quali è sorto il concetto di citizen science, reso possibile dai potenti strumenti che la tecnologia ci ha fornito, ma di cui probabilmente non comprendiamo ancora a fondo le potenzialità.
Cosa si intende esattamente per citizen science?
Si tratta di un ampio ventaglio di progetti, in cui semplici cittadini possono partecipare attivamente alla ricerca, essenzialmente tramite l’utilizzo dei propri dispositivi elettronici. Nel 2013 è nata l’Associazione Europea di Citizen Science (ECSA), parallelamente ad associazioni analoghe negli Stati Uniti e in Australia, con l’obiettivo comune di creare possibilità di interscambio tra la comunità scientifica e la cittadinanza, sensibilizzando peraltro in maniera partecipativa nei confronti di temi scientifici. Sono oggi disponibili svariate applicazioni scaricabili gratuitamente sul proprio smartphone per poter contribuire nell’ambito che si senta più vicino. I progetti, infatti, coprono i campi più svariati e coinvolgono enti di un certo prestigio, del calibro di National Geographic o, in Italia, AIRC. Alcuni esempi:
- Zooniverse è una delle maggiori piattaforme di citizen science al mondo, con centinaia di migliaia di utenti e diversi progetti cui poter aderire, nell’ambito di fisica, biologia, astronomia. All’utente è richiesto semplicemente di rispondere a una serie di domande in maniera guidata, così da contribuire alla classificazione di foto e immagini e aiutare i ricercatori ad analizzare più velocemente i database.
- Globe Observer dà un ruolo ancor più attivo all’utenza, che si impegna a scattare una o più foto di flora e animali e inserire alcuni dati, mantenendo attiva sul cellulare la geo-localizzazione. Questo progetto è supportato negli Stati Uniti dalla Nasa e aiuta gli scienziati ad interpretare i dati del satellite puntati sul pianeta.
- Dreamlab, sostenuta da AIRC, consente di sfruttare la potenzialità di calcolo dei propri smartphone per scaricare e processare pacchetti di dati, che vengono poi reinviati al ‘computer base’, consentendo di snellire una fase lunga e laboriosa di gran parte dei progetti di ricerca. Questi non riguardano soltanto l’ambito oncologico, bensì ne coprono di svariati. Basti pensare al progetto relativamente recente che punta ad individuare la migliore combinazione di alimenti e farmaci antivirali che possa essere utile nel trattamento della malattia. Pare che per svolgere un compito simile un computer, pur lavorando 24 ore al giorno, impiegherebbe decenni per arrivare ai risultati minimi utili, tempi che possono essere ridotti drasticamente con uno sforzo impercettibile del singolo utente.
La grandiosità di questi progetti sta proprio nel richiedere uno sforzo minimo, se non nullo, al singolo soggetto. Nel caso di Dreamlab si tratta semplicemente di lasciare il proprio cellulare acceso durante la notte, con connessione internet disponibile, in un periodo in cui il dispositivo sarebbe comunque inutilizzato. L’app può sfruttare la connessione wifi o la rete dati: è possibile impostare l’una o l’altra modalità e segnalare un limite di gb da mettere a disposizione. Per i clienti Vodafone, poi, il processo è a costo zero in termini di gb utilizzati, che non vengono scalati dalla promozione.
Perché una possibilità così semplice e concreta viene guardata ancora con diffidenza?
Una delle principali questioni sollevate è quella relativa alla privacy. E’ garantito che l’applicazione non abbia accesso ai dati personali contenuti nello smartphone? Si tratta di strumenti certificati, lanciati e promossi da aziende ed enti di un certo calibro, che si espongono e confermano questo punto. Peraltro, dai molti utenti che già sostengono determinati progetti non è mai stata sollevata alcuna critica nè problematica in merito. Resta una costante: scegliere con accortezza e lasciarsi guidare dall’esperienza di quanti hanno già offerto ed offrono tutt’oggi il proprio contributo.
Dunque come è possibile sostenere concretamente la ricerca?
Una prima risposta è già stata data ed è materialmente nelle proprie mani, nei cellulari che si son fatti estensione naturale del proprio braccio, sempre a disposizione e spesso per motivi ben più futili. L’ingegno di quanti hanno proposto e realizzato ogni tipologia di applicazione per gli scopi più svariati, rende oggi disponibili molti strumenti concreti di supporto, tra cui dover semplicemente scegliere dopo una rapida ricerca in internet. Il secondo punto è forse un po’ più complesso, perché richiede il coinvolgimento di quante più altre persone sia possibile: è vitale rendere noti questi progetti per allargare la partecipazione. Questo a partire dalla cerchia più ristretta di parenti ed amici, per poi allargare la catena, magari anche dando visibilità a queste applicazioni sui social. Farsi portavoce e promotori di un’azione semplice può già costituire un contributo importante.
Scritto da Arianna Esposito.